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La locandina
Inside Man   di Graziano Greco
Il film che non ti aspetti
È il grande ritorno di Spyke Lee. Il grande regista torna alla ribalta con un genere nuovo per lui, un esperimento, un film d'azione classic-noir, o per lo meno tale sembra. La trama è tremendamente banale: una rapina in banca, ostaggi e la polizia che cerca di negoziare con il rapinatore. Tutte le scene del film si svolgono in un perimetro decisamente circoscritto che comprende l'edificio della banca, all'interno del quale si muovono i rapinatori e gli ostaggi, e le strade che circondano la banca, dove stazionano le truppe speciali, pronte ad intervenire. Il negoziatore, interfaccia tra i rapinatori e la polizia, è protagonista, insieme alla mente dei quattro rapinatori, di una vera e propria partita a due. È, insomma, un film d'azione dove manca quasi del tutto l'azione. Il piano sequenza, tecnica che ha fatto grande Spyke Lee è ancora una volta il vero protagonista del film: si stringe l'obiettivo su un particolare, poi lo si allarga gradualmente con il supporto del movimento della camera fino mostrare l'intera scena. In un'intervista il regista ha dichiarato: " Per me questo film è davvero una celebrazione del cinema. Abbiamo preso un genere come l'heist, (il sottogenere dei film di rapine, NdT), con ladri in azione ecc., consci che fosse un sottogenere, anche se ben codificato, ma abbiamo voluto dargli anche altri colori, elementi provenienti da altre parti, e le persone che hanno lavorato alla realizzazione di questo film si sono divertite moltissimo. Non voglio dire che ci fosse sempre una festa sul set, ma le persone sapevano che stava succedendo qualcosa di speciale, ed è questa la sensazione che il film ha lasciato dentro di me". La rapina è frutto di un piano progettato nei minimi particolari, in realtà non è una rapina ma un'azione armata contro uno dei simboli della New York finanziaria non a scopo di rapina. I protagonisti della "partita a scacchi", che attraversa in orizzontale tutte le sequenze del film, sono due personaggi atipici: il negoziatore, interpretato da Denzel Washington, è un poliziotto particolare con un forte senso del dovere. In attesa di una promozione si trova immischiato in un brutto affare di tangenti e ha finalmente l'opportunità di rivalutarsi agli occhi della comunità, indossa un completo gessato bruciato ed un cappello avana che come raffigurazione sembra un tributo cinematografico ai grandi investigatori metropolitani delle pellicole in bianco e nero degli anni '50, molto scaltro, capisce presto di essere uno dei protagonisti del piano del suo avversario, l'uomo che tiene in ostaggio trenta persone tra dipendenti e clienti della banca, interpretato da Clive Owen, già visto in Sin City, King Arthur, Closer, uomo di forte senso morale, non ucciderà nessuno e troverà lo spazio per fare un appunto al gioco elettronico di un bambino, uno degli ostaggi, considerato troppo violento, scena magistrale a parti invertite con il "cattivo" che da spazio alla sua profonda saggezza. Il film nasconde un segreto, un finale inaspettato che si costruisce progressivamente, un finale modellato attraverso i discorsi di Enver Hoxha, ex leader del Partito del Lavoro di Albania che nel II dopoguerra disintegrò nazifascisti e revisionisti per sviluppare la patria socialista, usato abilmente attraverso i suoi discorsi per depistare le microspie della polizia, attraverso il sospetto che cresce nel negoziatore che si accorge di non essere di fronte ad una semplice rapina. Non potevano mancare come in tutti i film di Spyke Lee quella serie di citazioni e riferimenti alla questione razziale: il Sich, oltranzista musulmano, ostaggio che si rifiuta di rispondere alle domande della polizia perchè privato del suo turbante durante la perquisizione, il negoziatore offeso per un racconto razzista di un poliziotto bianco. Tra le righe si evince anche l'ostilità del regista verso i cartelli finanziari che guidano gli equilibri finanziari americani con riferimenti importanti anche se tra le righe alla famiglia di banchieri Rotschild e con lo smascheramento del banchiere protagonista della storia che da il titolo al film. Tra i protagonisti Jodie Foster, meschina e potente, ecco come l'ha definita il regista : "Foster è quella che aggiusta le cose, "the fixer". Persone come lei - come il suo personaggio, intendo - sono pubblicizzate nel modo migliore: non le trovi alla tv, alla radio, o magari sulle Pagine Gialle, ma se sei nei piani alti, a respirare l'aria rarefatta dove risiedono, e hai bisogno di un lavoro ben fatto, e hai abbastanza denaro, quella è la persona da chiamare". Dopo la forza emotiva espressa dalla "25 ora" un'altra splendida pellicola di Spyke Lee.
(articolo pubblicato il 06/05/2006)