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L'esposizione alla Galleria Faleria© Riccardo Mazzoni
Franco Bonetti: Dialoghi
L'opera d'arte rivela la sua concretezza   di Michela Di Nuzzo
Mostra d'arte presso la Galleria Faleria fino al 5 maggio

Dialogo con Franco Bonetti a cura di Michela Di Nuzzo

  Dialogo con Franco Bonetti


Alla Galleria Faleria venerdì 7 aprile abbiamo assistito all'inaugurazione della mostra d'arte di Franco Bonetti, "Dialoghi". Una parte delle sue opere sono state esposte in questa sede, il resto si trova nell'Archivio Centrale dello Stato. Trovarsi di fronte alle opere di Bonetti è sicuramente un'esperienza entusiasmante, suggestiva per l'intelletto ed estremamente difficile per la percezione dei sensi. Il filo conduttore dell'intera mostra risulta essere la commistione di tematiche differenti, come la fede, la comunicazione mediatica, la vita nella sua essenza più cruda, la sensibilità contemporanea e l'informazione, che assumono un risvolto peculiare, perché unite dalla percezione di un soggetto. E' proprio la personalizzazione dell'arte che cattura la nostra attenzione, come ogni elemento di vita quotidiana, ogni oggetto venga decontestualizzato per assumere un volto inedito, per essere rappresentato con gli occhi di chi guarda. Il dialogo si rivela nella sua essenza più recondita, come comunicazione con se stesso, che non si risolve in un'emarginazione del soggetto, ma al contrario il pittore toscano rappresenta un Io in continua interazione con gli altri e con la "Società dei Consumi e della Comunicazione". La solitudine che emerge dalle opere di Bonetti sembra affermarsi più come consapevolezza, coscienza dell'estrema complessità della realtà contemporanea, che spesso rende ancor più difficile la possibilità di uno scambio, la condivisione di idee. E' per questo che ogni concetto diventa labile, perché ogni soggetto preferisce adattare le idee a se stesso piuttosto che adattarsi ad esse e in questo modo anche la fede diventa malleabile, viene indossata come un vestito a seconda delle situazioni.
Le opere di Bonetti si caratterizzano per la fusione di concetti differenti, appartenenti a sfere diverse del vissuto quotidiano. La trasversalità della sua opera genera un discorso collettivo, globale, che investe ogni forma di espressione umana, donandole un carattere ibrido, e inserendola all'interno di un linguaggio artistico che è tipicamente contemporaneo. La pittura non può più prescindere dal cinema, dalla moda. Riprendendo un concetto caro alla pop art, ogni elemento di vita quotidiana, diventa un'opera d'arte, se inserita all'interno di un determinato contesto. La sua attività di scenografo (ha lavorato a scene e costumi del Marco Polo, alla Biennale al Teatro di Venezia) nonché il suo interesse verso la letteratura, il cinema, ma anche il linguaggio delle nuove tecnologie, caratterizzano le sue opere, rendendole espressione della società contemporanea, dei suoi conflitti storici, politici e culturali. La forza del colore che si impone in tutta la sua incandescenza, come il rosso fuoco in "L'odore del sangue", o le sfumature accese e imponenti di "La spina nel fianco", catturano l'occhio dell'osservatore, facendolo smarrire nella sua necessità di osservare la bellezza, di lasciarsi catturare dal fascino del colore, mettendo da parte per un attimo il senso amaro del contenuto. L'opera di Bonetti oscilla tra speranza e rassegnazione, vita e morte, luce e buio, creando l'illusione della rinascita, che spesso si risolve nel dubbio, lasciandoci in bilico tra la magia del volo e la freddezza della terra.

Lo sguardo: ridefinire il senso dell'opera

"Noi non vediamo soltanto con gli occhi, ma soprattutto con le nostre informazioni e conoscenze rispetto alle cose che guardiamo", così scrive Amnon Barzel nella presentazione e critica che fa dell'opera di Bonetti nel catalogo della mostra, all'interno del quale lo stesso pittore cerca di presentare la sua opera. Questo concetto è sicuramente fondamentale per comprendere e analizzare fino in fondo l'opera di Bonetti, perché determinante risulta essere la rappresentazione che l'autore ci fornisce della percezione umana, della mole di informazioni che riceviamo, di quella parte che realmente interiorizziamo, e che inevitabilmente ci cambia, modificando il nostro presente in base alle esperienze di vita che abbiamo vissuto e che hanno segnato il nostro percorso. Il soggetto che emerge dall'opera dell'artista è sicuramente un individuo che si pone delle domande esistenziali, che non ha paura di esplorare e di varcare le soglie della conoscenza, cercando il senso della fede, della pace, della comunicazione. L'informazione, che travalica i confini elitari, diventa la somma di tutta la cultura umana, che spazia dalla letteratura alla storia, fino ad arrivare alle nuove possibilità della tecnologia. Inevitabilmente nella ricerca umana, valicando sentieri sconosciuti e interiorizzando informazioni insolite, l'uomo perde qualcosa. La ricerca è fatica, sofferenza, ma anche nuova consapevolezza. Nell'incontrare quest'artista non si può prescindere dal legame magico ed inusuale che si crea all'interno della sua opera tra i vari linguaggi artistici, tra le varie tematiche sociali, culturali, politiche, che rendono la sua pittura non solo una magica espressione umana, ma soprattutto una peculiare ed unica concretizzazione della pittura come spaccato di vita vissuta.

(articolo pubblicato il 20/04/2006)