Conversazione con Nicola Bultrini

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“Non conosco sognare poetico che non sia fondato sulla mia esperienza diretta”. Con queste parole Giuseppe Ungaretti evidenziava la stretta relazione tra quel che pensava, immaginava, e infine riversava sulla carta in forma di poesia, e quel che vedeva e viveva, i luoghi conosciuti, le persone incontrate, le parole dette. Se questa correlazione è evidente in qualsiasi poeta, o scrittore, o artista in genere, particolarmente essa sarà vera, e viva, per Ungaretti, che quella vita l’ha vissuta, a lungo, troppo a lungo, combattendo sui monti carsici, soldato della Grande Guerra, in trincea e nelle retrovie, scendendo nell’abisso della solitudine di chi è sospeso tra vita e morte, così come godendo della compagnia degli altri soldati, i “compagni” di tante poesie, tra le illusioni che gli davano il coraggio di guardare avanti (perché “non mancano / le illusioni / ai poeti” ) e i momenti di crisi.

“Pianto di pietra – La Grande Guerra di Giuseppe Ungaretti” di Nicola Bultrini e Lucio Fabi (Nordpress Edizioni, 2007) è il libro che, dopo tutto quel che è stato scritto e detto e insegnato su uno dei più grandi poeti del Novecento italiano, vuole mettere a fuoco quel che è sempre rimasto un sentore, una domanda, un’ombra, dietro ogni poesia: la vita del soldato Ungaretti.

«La matrice profonda della lirica di Ungaretti si radica nell’esperienza umana del poeta nella guerra di trincea sul Carso. Mentre, per l’Italia, la prima guerra mondiale ha la sua più drammatica chiave di lettura proprio sul fronte carsico, dove l’esercito italiano intendeva sfondare la linea austroungarica. Il cortocircuito è quasi inevitabile» spiega Bultrini.

Attraverso stralci di lettere agli amici Papini, Prezzolini, Marrone, Soffici, Carrà, attraverso foto d’epoca, mappe, copertine di libri, attraverso le stesse poesie (lette ora con uno sguardo diverso, come quando, nel libro, s’invita a rileggere Veglia “come brano di un diario di guerra”), viene fuori un universo fatto di compagni perduti, trincee, piogge torrenziali. E ancora ospedali militari, posizioni nemiche, pallottole schivate e altre, fatali, incontri rivoluzionari (uno su tutti: quello con il tenente Ettore Serra, poi editore del Porto Sepolto).
Ma come cambia, quanto cambia, l’immagine dell’Ungaretti poeta nel momento in cui ci viene fornito il racconto della sua esperienza umana più dura e radicale?

«La figura del poeta ne esce monumentale. Quale uomo sarebbe in grado di alimentare ancora energie così vitali, in quelle condizioni? Nella disumanizzazione dell’esistenza, nel trionfo della furia distruttrice, lucidamente folle, il poeta si aggrappa alla vita con una tenacia ed un coraggio spirituali unici» afferma ancora Bultrini.

Il valore del libro, che è anche quello, fondamentale, della ricostruzione storica di una delle pagine più difficili della storia d’Italia, è accresciuto dalla possibilità d’una lettura attualizzata del messaggio di fratellanza, della ricerca d’un comune sentire, che sarà poi alla base della poetica d’Ungaretti (essendo stata provocata, quella ricerca, e avendo avuto sviluppo, proprio in quei mesi di guerra).

«La pietraia carsica dove combatteva Ungaretti era minutamente frantumata. Anche la percezione della realtà risultava così costantemente sbriciolata. Tutto questo imponeva a Ungaretti (come in realtà a tutti gli scrittori di guerra) una parola essenziale, lapidaria, appunto come di pietra. Oggi viviamo una realtà solo apparentemente molto diversa. Credo che anche la nostra percezione della realtà risulti incredibilmente ed insidiosamente frammentata. Basti pensare alla conoscenza spesso dissennatamente globalizzata, quasi “sparpagliata”, grazia anche alle moderne tecnologie; basti pensare alle alterazioni delle rappresentazioni della verità, sempre più retoricamente strumentalizzate; basti vedere il proliferale di conflitti armati o meno che alterano completamente e continuamente le scale dei valori. Credo che sia saggio anche oggi tornare ad una parola che per essere salvifica sfugga alla retorica e al compromesso intellettualistico».