Breve e personale storia di una fugace apparizione

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Istanbul. Da qualche tempo la Turchia è al centro dell’attenzione, a causa di interessi geopolitici che si muovono al confine con l’Iraq. Ma non è questo che ci ha portati nella vecchia capitale, Istanbul, o Bisanzio, o Costantinopoli... Già i numerosi nomi fanno intuire un lungo passato alle spalle di questa meravigliosa città. Già nell III secolo a.C. la Turchia era colonia romana, e rimanse tale per quattro secoli, divenendo poi Impero Romano d’Oriente nel 395, con la capitale Bisanzio (già Costantinopoli dal regno di Costantino I). La storia la conosciamo tutti, l’Impero durò fino al 1453, data cui tradizionalmente se ne fa risalire la caduta, ad opera di Maometto II. Comincia così l’era dell’Impero Ottomano, che trasforma e arricchisce la città, dandole quello skyline così caratteristico che ancora oggi stupisce visitatori attenti e meno attenti. Tra vicende alterne il paese dei sultani arriva al 1922, con la deposizione di Maometto VI, sconfitto nella prima Guerra Mondiale assieme agli alleati degli Imperi Centrali. La drammatica uscita della Turchia dalla Grande Guerra portò alla ribalta Mustafà Kemal Ataturk, detto “il padre dei turchi”, che con una politica lungimirante e salda avvierà un processo di laicizzazione e modernizzazione dello stato. L’importanza di quest’uomo politico è oggi assolutamente evidente per chi visita la Turchia, e soprattutto Istanbul, dove ogni luogo importante ha il nome dello statista. Una introduzione del genere è assolutamente indispensabile per dire che... due giorni pieni sono troppo pochi per respirare la “vera” aria di Istanbul!

Ma la quantità di cose che si possono vedere è comunque impressionante, e da una pur vaga idea della grande metropoli che si sta visitando. Si perchè Istanbul è enorme, circa tre volte Roma. E questo si intuisce bene guardando il panorama dalla Torre di Galata o dal ponte Ataturk: ovunque arrivi l’occhio c’è la città. Emozionante la vista dello stretto braccio di mare che separa l’Europa dall’Asia, e pensare che tutto questo fa parte di un’unica nazione.
La popolazione comunque non ha corrisposto minimamente all’idea che me ne ero fatta: la gente è assolutamente occidentale come modi, come abbigliamento, come costumi. Solo quando ci si trova al mercato viene fuori la “cultura” turca: bisogna tirare sul prezzo, l’acquisto, e mettersi alla prova sulla capacità di spuntare una buona tariffa!

Per il resto camminando per le strade di una via principale della città si rimane molto stupiti dalle somiglianze con alcune metropoli nordeuropee: i palazzi alti, stretti e colorati addossati uno all’altro potrebbero benissimo trovarsi in Olanda, in Danimarca, in Svezia... una caratteristica che ho trovato sorprendente, e di cui ho notato il contrasto con ciò che invece mi aspettavo, come il gran caos del Bazar (il più grande mercato coperto del mondo, 200.000 mq con tutto l’assortimento possibile di mercanzie che si può immaginare), e in generale dei quartieri commerciali, dove spesso non si capisce dove finisca un negozio e dove inizi quello successivo.