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  © Mondadori
Gli appuntamenti alla Casa del Cinema
L'Affaire Mondadori  di Christian Bonciarelli
Quando in discussione non è la presunta innocenza dell'imputato, ma la possibilità del regolare svolgimento di un processo
E' noto che il cinema ama fantasticare sulla realtà, renderla imprevedibile e misteriosa. Ma quando è la realtà a perdere la sua essenza di verosimiglianza, allora per raccontarla non occorre un film, basta un documentario. A questo punto dovremmo notare che la realtà si fa sempre più fantasiosa, visto il successo di questo nuovo genere di cinema, il docu-film, che si limita a descrivere i fatti del quotidiano, lasciando nessuno spazio alla creatività. Dopo aver trionfato in giro per i festival, il docu-film ha appassionato anche un nutrito gruppo di spettatori, curiosi di vedere quanto è stra-ordinaria la vita. Ma attenzione, perché le sorprese che ci riserva sono spesso amare.
E' il caso de L'affaire Mondadori, proiettato giovedì 6 Aprile alla Casa del cinema di Roma che racconta uno dei processi più lunghi e "misteriosi" degli ultimi venti anni attraverso la testimonianza di alcuni dei suoi protagonisti. Mosco Boucault, il regista, presente nel corso della serata, ci ha tenuto a spiegare come la sua opera, realizzata per il canale franco-tedesco Arte, fosse pensata per un pubblico straniero, totalmente disinformato sulla vicenda. L'utilizzo di un linguaggio semplice e asciutto piuttosto che appiattire la complessità della vicenda la rende ancora più esemplare nella sua mostruosità.
Vedendo il film si ha quasi l'impressione uno straniero che si affaccia sul Bel Paese e strabuzzando gli occhi osserva lo stato della nostra giustizia: questa sembra davvero il contrario di quella che ci aspetteremmo, ossia una pedante applicazione della legge, ma diventa quanto mai "imprevedibile" e poco chiara.
L'accusa al centro del caso Mondadori è di quelle che fanno tremare istituzioni secolari come la magistratura: corruzione di giudice per favorire la scalata del principale gruppo editoriale da parte di un imprenditore, futuro capo del governo. Boucault evita per quanto possibile di occuparsi di Berlusconi e si limita a ricostruire, grazie allo sforzo del giudice Carfì, le tappe del processo, attraverso i continui rinvii voluti dal principale accusato, l'avvocato Previti. Alcune sedute di questo processo che va avanti dal 1988 durano pochi minuti, tempo comunque sufficiente perché la telecamera si fissi sulla frase che campeggia, sempre la stessa nelle aule di Milano, Brescia, Perugia, "la legge è uguale per tutti".
Quando, dopo la proiezione viene chiesto al regista se ha pensato a una possibile distribuzione del suo film anche nelle televisioni italiane, l'interessato scoppia in una allegra risata. Ma è il solo a ridere in tutta la sala.

(articolo pubblicato il 06/05/2006)