La capacità di saper raccontare è tipica del cinema giapponese. La regista Naomi Kawase incarna pienamente questa qualità e la trasmette nel suo ultimo film, True mothers.
Il film uscirà sulla piattaforma Cinekit dal prossimo 3 marzo, in occasione della Hinamatsuri, nota anche come ‘Festa delle bambole‘, ricorrenza giapponese in cui i familiari delle bambine pregano affinché vengano loro date bellezza e salute. Durante questa festività, infatti, si pensa che le bambine “passino” la sfortuna alle bambole, allontanandola da loro stesse. Uscito al cinema lo scorso 13 gennaio, distribuito da Kitchen Film, il film è liberamente ispirato al romanzo ‘Asa ga Kuru‘ di Mizuki Tsujimura.
La griglia per interpretare completamente il lungometraggio si basa sui seguenti criteri: la rigida morale giapponese; la necessità della gentilezza e della cortesia nei rapporti personali; il continuo e fluido incontro tra la cultura giapponese e quella occidentale.
Seguendo la griglia si potrà constatare che il film sembra seguire un binario preciso, quasi che i fatti debbano accadere in una sequenza causa/effetto proprio perché la morale indica la strada: non solo è un classico cinematografico, ossia come ristabilire un equilibrio dopo una sua modifica, ma è soprattutto un affresco del difficile lavoro di madre in una società fortemente stratificata.
‘True Mothers‘ è stato scelto nel 2020 per rappresentare il Giappone ai Premi Oscar. Il film, interpretato da Arata Iura, Hiromi Nagasaku, Taketo Tanaka, Aju Makita e Miyoko Asada è co-sceneggiato da Izumi Takahashi e si avvale della musica di Akira Kosemura e An Tôn Thât, della direzione della fotografia di Yuta Tsukinaga e Naoki Sakakibara e del montaggio di Tina Baz, Yoichi Shibuya e Roman Dymny.
LA REGISTA, biografia
Nata a Nara, in Giappone, Naomi Kawase si è laureata alla Osaka University of the Arts nel 1989. I suoi documentari Embracing (1992) ed Escargot (1994) hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e sono stati premiati nel 1995 allo Yamagata Documentary Film Festival. Nel 1997 è diventata la più giovane vincitrice della Camera d’or per il suo primo lungometraggio Suzaku, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs. Nel 2000 Firefly ha vinto sia il Premio FIPRESCI che il Premio CICAE al Festival di Locarno. Seguono poi una serie di lungometraggi selezionati in concorso al Festival di Cannes: Shara (2003), The Mourning Forest (Grand Prix 2007), Hanezu (2011) e Still the Water (2014). Sweet Bean – Le ricette della signora Toku è stato selezionato come film di apertura per la sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes nel 2015. Naomi Kawase è stata anche premiata per i suoi successi nel film documentario. Tra gli altri riconoscimenti, ha ricevuto la Carrosse d’or dalla Quinzaine des Réalisateurs (2009) ed è stata nominata Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministro della Cultura francese (2015). È stata membro della giuria presieduta da Steven Spielberg al 66° Festival di Cannes. Mostre retrospettive del lavoro di Kawase sono state organizzate in tutta Europa, anche al Jeu de Paume di Parigi (2002). Nel 2010 ha fondato l’International Nara Film Festival, dedicato alla promozione del lavoro dei giovani registi.