Scenografia futurista nippo-fumettistica, fotografia ottima, colore saturo e dialoghi scarni ed aridi; la sensazione globale è quella di una pugno di sabbia in bocca. Cosmopolis di David Cronenberg trascina lo spettatore in un intenso percorso emotivo e costruttivo, in un tentativo di creare un tutto unico alla Richard Wagner.

Robert Pattinson è il protagonista Eric Packer, che ha l’ossessione di farsi tagliare i capelli nel giorno di caos a Manhattan per l’arrivo del Presidente degli Stati Uniti d’America. Nel percorso mentale del personaggio tutta l’analisi della attuale crisi economica e sociale che caratterizza l’Occidente. Un film che pone in sé il problema della sua stessa sopravvivenza: tra pochi anni sarà già vecchio?

Tratto da un romanzo di Don De Lillo, il regista ha il pregio di aver accettato una sfida così importante, un esempio di scelta professionale ed artistica in un mondo di pavidi commerciali.

Juliette Binoche è Didi Fancher, Paul Giamatti Benno Levin: ruoli intagliati in uno schema rigido, che vuole esaltare la storia e non gli attori.

In sintesi, un chilo di bicarbonato per digerire un ottimo film, inadatto a più della media del pubblico italiano.

Robert Pattinson in una scena del film, foto stampa

Robert Pattinson in una scena del film, foto stampa