Roma. Domani sera su RaiTre prima puntata della nuova stagione di Ballarò. Presentata in RAI dal direttore di RaiTre Di Bella, dal capostruttura Valentini e dal conduttore Giovanni Floris, marca la sua undicesima edizione che si proporrà all’insegna del rigore, dell’attendibilità nelle notizie e nel confronto pluralista che le compete. Ormai colonna portante del palinsesto non estivo del terzo canale pubblico, porterà nomi importanti del mondo politico, economico internazionale per il pubblico, affinché possa sentire la voce estera che parla dell’Italia, senza rimanere ancorati nell’isolotto nostrano.

Gli autori Lello Fabiani, Filippo Nanni, Mercedes Vela Cossio, Raffaella Malaguti oltre a Floris per oltre quaranta puntate porteranno al centro del dibattito nazionale i più importanti temi, con i contributi satirici della copertina di Maurizio Crozza e i sondaggi di Nando Pagnoncelli per Ipsos. Molte le domande durante la presentazione dei colleghi giornalisti rivolte al conduttore Floris che vengono qui sintetizzate.

 

Avete dei fuori onda conservati? Una considerazione provocatoria per sapere dove finisce la correttezza e dove incomincia la necessità di fare scoop ad ogni costo.

A noi non è mai capitato di mandare fuori onda, se non nei casi dove non è stata resa riconoscibile la fonte. La usiamo quando serve un’immagine di contesto, far emergere la cosa per la quale la persona si lamenta, senza renderlo riconoscibile. Questo è il nostro approccio.

Vista la situazione attuale, si senti orfano del Presidente Berlusconi, le telefonate non ci saranno.

Ormai è un anno che non chiama! Poi si rischia che ci si abitua ai cambiamenti. Non mi sento assolutamente orfano, noi rimaniamo aperti a tutti quelli che fanno politica, se Berlusconi tornasse a fare politica sicuramente ritornerà a Ballarò. Quando è cambiata la stagione l’anno scorso abbiamo fatto degli ascolti con due-tre record dietro l’altro, con l’arrivo di Monti: la verità è che Ballarò va bene quando ci sono notizie. Quando non ci sono, Ballarò trova notizie. La nostra assicurazione è che facciamo i giornalisti.

Nel tuo caso dicevi che come trasmissione siete riusciti ad influire su determinate scelte…

Non le scelte, sul clima.

..non ti senti ora una vera terza camera al posto della precedente?

Ossia al posto di Bruno Vespa per la terza camera? Non penso che siamo una terza camera, noi siamo un posto dove anche le rappresentanze vengono a confrontarsi in maniera proficua.

Tempo fa ti eri occupato in un libro della scuola. Ora è uscito un concorso che dopo dodici anni rimescola le carte: ne parlerete in trasmissione e qual è la tua opinione?

La fabbrica degli ignoranti era un libro che fotografava la situazione drammatica di una scuola che non aiuta chi ci entra a mettere in luce il proprio talento, quale sia il tuo talento. Segnava anche una frustazione di una classe insegnante che era la prima a pagare la mancanza di criteri meritocratici nella propria quotidianità e che si misura ogni giorno con la mancanza di fondi che frustrano la propria professionalità. Ho sempre pensato questo della scuola: è una macchina vecchia, che non funziona e consuma tantissimo. Però se tu le levi la benzina si ferma. Tutto va bene nella scuola ma la prima cosa che bisogna fare è cambiare la tendenza e reiniziare ad investire nella scuola. Poi vengono i criteri meritocratici ed organizzativi. Il problema di questo concorso è che non risolve quelli precedenti, lascia delle graduatorie aperte aggiungendo una nuova via d’entrata. Ma tutti questi sono particolari. Quello che serve è dare un segnale. Mettiamo i soldi che prima usavano da altre parti nella scuola, puntando sul capitale umano italiano. Se vuoi far capire agli italiani che vuoi scommettere su di loro, se chiedi sacrifici agli italiani, devi secondo me anche dirgli: “su di te scommettiamo”, tant’è che formiamo i tuoi figli. E dopo che ti abbiamo formato, ti troviamo lavoro. Allora puoi chiedere. Ma la prima cosa che simbolicamente devi fare è dare del denaro alla scuola italiana.