Ancora una volta entra in scena il Maestro. Lui che non si stanca mai di portare in scena le varie sfaccettature dei personaggi shakespiriani, Lui che è in grado ogni volta di reinterpretarli in maniera completamente diversa.

“Forse si tratta di un altro Dentro Shakespeare. Sono anni, decenni, secoli che il Bardo mi dà alla testa”, confessa il Maestro. Amleto ed altre storie, messo in scena al Teatro Ghione, ha rappresentato un viaggio delle tragedie di Shakespeare. Un viaggio emozionante, tra storie e sentimenti elaborati in maniera del tutto personale dal Maestro Giorgio Albertazzi diretto da Daniele Salvo. L’ambientazione è quella onirica, la scenografia povera ed essenziale fatta di poche luci e molte ombre, perché quello che conta è la presenza di Albertazzi e il suo modo di recitare.

Così interpreta prima Riccardo III ed il suo passo sghembo, poi passa ad Antonio ed allo sguardo profondo ed inquietante di Cleopatra, il delirio innocente di Otello, il grande Cesare, King Lear con le sue tre figlie, fino ad arrivare ad Amleto, che si interroga sull’esistenza umana. L’essere o il non essere che riporta inevitabilmente ad interrogarsi su questioni legate al ciclo della vita, alla natura delle cose, sui tormenti dell’animo, sull’amore, sulla gelosia, alla morte. Tra una scena e l’altra poi ci sono degli intermezzi ben curati, fatti di proiezioni video di paesaggi e fenomeni naturali, per ricordare all’uomo che vale la pena di vivere e di assaporare, con maggiore consapevolezza, le bellezze della vita e della natura.

E quando arriva al culmine dell’Amleto, nel punto del “Essere o non essere, questo è il dilemma”, proprio verso la fine, è li che si ha l’esplosione delle emozioni: quasi impossibile da contenere il pubblico in sala che applaude senza fine al grande Maestro. Ancora una volta Albertazzi trascina il pubblico ad assistere ad un teatro raffinato ma comprensibile a tutti anche quando si tratta di esplorare mondi onirici e surrealisti.