Sogno di una notte di mezza estate, foto di scena di Tommaso Le Pera

Sogno di una notte di mezza estate, foto di scena di Tommaso Le Pera

La stagione 2012 del Globe Theatre di Roma è alle porte: presentata venerdì scorso presso il teatro dal direttore artistico Gigi Proietti e con la presenza dei principali attori del cartellone, tra i quali Albertazzi, vede graditi ritorni e sperimentazioni sul tema delle opere del drammaturgo inglese.

Con Fool. I comici in Shakespeare, per la regia di Consuelo Barilari, si porteranno a conoscenza del pubblico gli intermezzi comici basati spesso sull’improvvisazione che accompagnavano le rappresentazioni serie e che l’autore inglese scriveva appositamente. In programma dal 27 Giugno al 1° Luglio e dal 27 Agosto al 2 Settembre, rappresenta una ricerca filologica e storica nella quale si rivivrà un momento assolutamente intimo di quelli spettacoli, ormai dimenticato.

Riccardo Cavallo è il regista di Sogno di una mezza di mezza estate e Falstaff e le allegre comari di Windsor. Un felice ritorno di uno spettacolo molto amato e un classico, con l’idea giustamente ricordata dal direttore Proietti di mostrare al pubblico la loro interpretazione: come von Karajan interpreta Beethoven, così Riccardo Muti realizza il medesimo scopo con modalità e filosofia differenti. Entrambi devono essere ascoltati, illuminano le menti e allargano la conoscenza. Dal 4 al 15 Luglio il Sogno, dal 19 Luglio al 5 Agosto Falstaff.

Giorgio Albertazzi sarà Giulio Cesare dal 9 al 26 Agosto nell’omonimo spettacolo diretto da Daniele Salvo. Una presenza costante del Maestro in queste stagioni, che rafforza ancora di più la sua immagine di interprete sempre duttile.

Chiude ad inizio settembre Come vi piace, regia di Marco Carniti, con Daniele Pecci e Luigi Tabita.

 

 

 

 

Ora il commento pubblico di Gigi Proietti.

Un commento su questa stagione.

Tanto per cominciare, la soddisfazione che è la nona. Siamo da nove anni che, come dicono i colti, il trend è in crescita. La scorsa stagione 45.000 presenza, nessuno nove anni fa avrebbe mai sospettato. Con programmi tratti solo da Shakespeare, ci sembra pure di captare in giro che lo si sta riprendendo a rappresentare. Dieci anni fa non era così.

Nostro compito è quello di suggerire ai nostri registi di rispettare la struttura drammaturgica dei testi. Questo non significa che non si debba interpretare: pur rimanendo inalterati i testi, che sono straordinari.

 

Giorgio Albertazzi

Non ho mai fatto Giulio Cesare da solo, questa volta lo faccio: dice due cose e se ne va. Ma Giulio Cesare è Giulio Cesare!

Però è un personaggio di peso!

Ha il suo prestigio, senza di lui non esistono le Idi di Marzo e non esiste l’inizio della Repubblica. E’ un bellissimo testo, molto fedele a Plutarco in questo caso Shakespeare, comunque quando scrive drammi storici è solitamente sempre molto fedele allo storico Plutarco.

Qual è l’aspetto di Giulio Cesare che l’affascina di più.

Il mistero della sua indifferenza nei confronti della morte. La sua morte è vaticinata da un sacco di eventi: la moglie Calpurnia sogna incubi, le strade di Roma allagate di sangue; gente che gli dice continuamente: “non andare”; perché quella mattina del 44 a.C., la riunione del Senato di fronte a dove ora è il Teatro Argentina, al quadriportico di Pompeo. Qualche volta il Senato si radunava lì. C’era il teatro di Pompeo che andava da lì fino alle sponde del Tevere, era un teatro per quasi 20.000 persone. Facevano le cose in grande i Romani. E lui volle andare lo stesso. Io penso: lo sa o vuole sfidare la sorte? Anche in Shakespeare: c’è un momento nel quale dice: “no, non vado”, poi decide improvvisamente: “vado”.

Questo è misterioso. Non solo: malgrado l’assalto, le pugnalate, lui si difende molto bene. Non era un gigante ma era forte. Poi alla vista di Bruto, il suo colpo mortale all’inguine.