A giorni uscirà nelle sale l’ultimo film di Laurent Cantet, presentato alla 71ma Mostra di Venezia. Il regista ancora una volta torna nel centro America: siamo a Cuba.

Per realizzarlo plasma una trama improntata al racconto, possiamo definirlo un dramma teatrale. Cinque amici cubani si ritrovano sulla terrazza di una casa di uno di loro, sono amici di vecchia data, hanno condiviso l’adolescenza e il periodo scolastico e l’università. Sono cresciuti insieme e si sono plasmati negli ideali e nella condivisione di una profonda amicizia che anche ora, cinquantenni, ritrovano forte.

Vivono quasi tutti nella città natìa, la vita a Cuba non è facile e li ha profondamente segnati, ma rimangono uniti, ritrovandosi per festeggiare il ritorno in patria di uno di loro, da 16 anni fuori da Cuba.

Dialogano, cercano di rievocare quel sentimento che un tempo li accendeva e li univa, ma dopo i primi momenti di gioia, felicità di rievocazioni del passato prende linea vera struttura del film.

I cinque amici si guardano in faccia si vedono per quello che sono diventati sono disillusi, sconfitti da quello che il paese ha riservato loro nella possibilità di vivere. Cantet ha emergere attraverso i dialoghi e i primi piani dove le espressioni dei volti hanno il loro ruolo unico e determinante, quello che è la realtà di Cuba.

Un film raccontato dai cubani, acquisisce completezza e lo porta ad essere vivo, dai ritmi intensi che mantiene sempre alta l’attenzione senza scadere in continui flashback. In questo il regista merita un plauso, infatti posiziona la macchina da presa magistralmente e riesce a cogliere anche sfumature di espressione nella conversazione non verbale. Una lode è da assegnarsi allo sceneggiatore, lo scrittore cubano Leonardo Padura: il suo tocco e la bella regia di Cantet regalano emozioni intense e reali, dove gli effetti speciali sono stati i dialoghi e la recitazione.

Ritorno a L'Avana, foto stampa

Ritorno a L’Avana, foto stampa