Dal set: Alessandro Haber, Stefania Sandrelli, Renato Pozzetto, foto stampa
Dal set: Alessandro Haber, Stefania Sandrelli, Renato Pozzetto, foto stampa

Quando un regista raggiunge e supera il mezzo secolo di attività rimane lo stupore di quale sarà il suo prossimo argomento. Il romanzo Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista di Giuseppe Sgarbi, padre del famoso  Vittorio Sgarbi, ha fornito a Pupi Avati l’idea di un nuovo film.

Lei mi parla ancora è uscito in prima assoluta sulla piattaforma SKY Cinema l’8 Febbraio. Una necessità vista la situazione pandemica ma anche un cambio di passo per l’Italia. Si registra infatti la capacità di SKY di produrre cultura, quella cultura che era stata appannaggio del grande cinema e della RAI, unita alla necessità tecnologica di raggiungere un pubblico più vasto.

Il soggetto è un racconto della memoria di Giuseppe Sgarbi che inizia non appena muore sua moglie. Renato Pozzetto ne è l’interprete, in modo magistrale rende una quantità di emozioni, dettagli, di quelle piccole storie richieste nelle regie di Avati che solo i grandi interpreti possono regalare.

Tutti gli altri attori sono a supporto della memoria del protagonista. Stefania Sandrelli è la moglie ma anche l’interlocutore, la porta di accesso al passato. Fabrizio Gifuni è il romanziere Amicangelo, la persona incaricata di trascrivere la memoria. Giulia Elettra Gorietti (Marta), compagna del romanziere, rappresenta il giusto confronto tra l’attuale generazione ed il passato. Sarà visto come un cameo la sua presenza, ma senza Marta l’intero film sarebbe molto sbilanciato verso un lamentoso ricordo del passato.

Gli obiettivi della poetica di Avati sono stati enunciati da lui stesso durante la conferenza stampa: raccontare ai giovani, alle future generazioni, cosa sono stati gli anni prima di loro, soprattutto gli anni ’50 del secolo scorso. Non c’è un intento di insegnamento, bensì la volontà storica di non dimenticare, di non impedire il ricordo, di non condannare la semplicità di vita, anche la povertà, di quell’Italia appena uscita dalla seconda guerra mondiale.

Lasciare quindi la possibilità alle future generazioni di scegliere: informarsi o non interessarsi. Ma senza impediglierlo. Un’ulteriore tematica corre in parallelo: il rapporto della storia d’amore con la letteratura. E’ simbolico ma concreto al tempo stesso. La parola scritta permane, consente l’accesso diretto ai pensieri, non reca la distorsione del tramandare a voce. Un ulteriore simbolo e consiglio per le generazioni attuali e future: non consegnate la vostra storia ad Internet, bensì su supporti più duraturi.