Una scena del film con Barbora Bobulova e Rocco Papaleo, foto stampa

Una scena del film con Barbora Bobulova e Rocco Papaleo, foto stampa

Una piccola impresa meridionale segna il ritorno sul grande schermo di Rocco Papaleo, che firma regia e sceneggiatura.

Nella confusione nata dalla rottura coniugale degli sposati Costantino (Riccardo Scamarcio) e Rosa Maria (Claudia Potenza) si snodano percorsi e riflessioni di Papaleo, sul ruolo della cultura meridionale in un contesto globalizzato e sullo scandalo che in essa si genera con una coppia lesbica (Rosa Maria con Valbona, interpretata da Sarah Felberbaum) che dichiara apertamente, in paese, il loro amore. In tutto questo, quale ruolo dare alla religione e soprattutto ai preti, come devono vedere tutto questo? La risposta è presente nel film stesso dove Papaleo ritiene che attualmente essa sarebbe una fuga con condanna da parte della popolazione, del gruppo, della cultura meridionale: tant’è che i personaggi si ritrovano a viaggiare su una barca sullo splendido Jonio, con la profetica frase di Jennifer (Giampiero Schiano): “Non ci prenderete, Gringo!” ad indicare che non è ancora il momento per una permanenza ed accettazione nella cultura di questi fatti, così tocca fuggire e ritirarci in attesa di tempi migliori, dove nel frattempo non cambieremo idea in merito. Lo schema pertanto è: scandalo per nuove idee–gruppo ti condanna–tu devi fuggire. In questa forma addirittura si verifica un’assonanza con Gli uccelli di Hitchcok, che nelle sue tematiche parla di questo (nel rapporto tra Melania Daniels e Annie Hayworth).

Molto interessanti le recitazioni di Riccardo Scamarcio e Barbora Bobulova, entrambi sicuri di sé.

Se gli aspetti filosofico, culturale e religioso assumono contorni interessanti -da notare la particolare conformazione dell’intero film, un momento di processo hegeliano dove un equilibrio viene perturbato e serve un notevole percorso per arrivare ad un nuovo punto di equilibrio, la sintesi- quelli cinematografici lo sono meno, quasi da classificare questo lavoro catastrofico. Ottime le musiche di Rita Marcotulli, ma fotografia, montaggio, riprese sono superficiali e buttano via anche splendidi panorami lucani come semplici riempitivi.