Suicide squad diretto da David Ayer si presenta come un film ibrido. Siamo nel filone dei supereroi che nuovamente e disgraziatamente devono salvare il mondo dai terroristi.
In particolare da un terrorista umanoide, che deve essere combattuto con forze speciali.
Tali sono i 7 scelti che ovviamente riusciranno nell’impresa: cattivi che aiutano i buoni sotto la minaccia di morte e con la ricompensa di veder diminuita la loro pena detentiva. Anche loro hanno caratteristiche speciali, ma ovviamente usate per il bene.

Inusuale la costruzione degli effetti speciali e delle caratteristiche psicologiche dei protagonisti.
Per i primi, nella normalità computerizzata si è assistito ad una volontà di rappresentazione geometrica e cromatica ben equilibrata. Non che fosse necessario: ma rimane comunque il principio che un buon film deve avere i fondamentali realizzati, alternando primi piani a panoramiche, ponendo in una pellicola a colori l’accostamento cromatico come dettaglio che viene assorbito dallo spettatore in modo involontario.
La caratterizzazione psicologica è altrettanto inusuale, dato che in questi film non viene propriamente richiesta. La scelta di realizzarlo ha contribuito, pur nella schematicità del profilo ben riconoscibile al pubblico, a rendere di facile comprensione la storia ma al contempo stesso voler riflettere un attimo su chi abbiamo intorno, anche su noi stessi. Viene da pensare ad altri prodotti spettacolari che viziati da dialoghi privi di significato, hanno rovinato tutto trasformando due ore di evasione in due ore di recriminazione per aver sbagliato scelta.

Will Smith, Jared Leto, Margot Robbie, Joel Kinnaman e Viola Davis sono gli attori protagonisti. Nota di merito a Will Smith: anche in una parte a senso unico dimostra tutte le sue qualità, prima fra tutte la versatilità.

Certamente colpisce in questo film d’azione spettacolare è lo sdoganamento della Terza guerra mondiale. Infatti, nella struttura che inquadra un film come strumento usato per indottrinare le masse, l’introduzione non sembra casuale. E le caratteristiche di tale guerra, al momento, vengono descritte come episodi isolati ma ricorrenti di singoli o piccoli gruppi organizzati che realizzano atti di terrorismo, uccidendo delle persone. Queste persone non sono obiettivi sensibili ma semplicemente inermi civili colti vigliaccamente di sorpresa. L’aspetto mondiale è dato dal fatto che in qualunque luogo può accadere, come dimostrato dai numerosi fatti di cronaca, e che le forze in campo sono sovranazionali: non è più una lotta tra stati ma tra privati, ora compagnie commerciali multinazionali ora singoli soggetti.