Steve Jobs purtroppo realizza quanto si temeva: una biografia sciatta e noiosa di una persona ed un momento storico importanti. Trama praticamente inesistente: si ciondola tra i presunti pentimenti genitoriali e l’avidità di soldi, interrotta dagli inserti della sempre brava Kate Winslet nel ruolo della segretaria.

L’abilità di Michael Fassbender risulta non pervenuta, sacrificato nel dare una maschera, anche posturale per come si muove esattamente come la persona reale, assai limitata nell’espressività. Il nocciolo centrale del problema di questo film è l’aver sorvolato in modo clamoroso l’analisi degli anni ’80 dell’informatica.

E’ stato il decennio cruciale, del quale ancora oggi si gestiscono gli effetti, dove erano presenti contemporaneamente personalità come appunto Steve Jobs, Steve Wozniak (malamente rappresentato nel lungometraggio), Jack Tramiel (addirittura dimenticare Commodore 64 e Amiga), Bill Gates (non era un comprimario), Paul Allen (collega e cofondatore insieme a Gates), Richard Stallmann (futuro teorico e propugnatore del software libero), il mercato aggressivo giapponese.

Non che un film debba fondere insieme tutti questi argomenti per spiegare l’intero universo però neanche semplificare a favore di una distorsione storica rasente la falsità.

Dal 21 gennaio nei cinema.