Uniti di Alice Schivardi, foto UTV

Roma. Fino al 27 Febbraio al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese saranno esposte le opere d’arte contemporanee in Carta coreana, il progetto espositivo realizzato dall’Accademia di Belle Arti in collaborazione con l’Istituto Culturale Coreano.

Il supporto per la creatività è la famosa carta coreana Hanji, detta anche “carta dei mille anni” per la sua grande resistenza e tenuta. Ben cinquanta tra incisori, pittori e scultori si sono cimentati nell’uso di questa tradizione, perché la fabbricazione della carta è un’attività antichissima in Corea.

Gli artisti invitati hanno incluso sia giovani che importanti artisti riconosciuti a livello internazionale, garantendo loro la massima libertà creativa, compresa la partecipazione obbligatoria alla realizzazione manuale della carta presso il laboratorio dell’Accademia di Belle Arti, unico centro in Europa ad essersi specializzato nella produzione della Carta Coreana tradizionale.

Le opere italiane dialogano con quelle coreane e in una sezione dedicata sono visibili oggetti e manufatti che ne raccontano l’uso in Corea. Particolare importanza è l’uso del colore, ancora di più la sua provenienza.
La tradizione vuole che provengano in modo naturale, non solo per l’assenza all’epoca dell’invezione dei colori artificiali ma anche come totale partecipazione e rispetto della Natura, in quell’equilibrio che solo la filosofia orientale ha espresso nel corso dei millenni.

Inoltre l’arte si è intrecciata con l’ufficialità: la carta Hanji era usata per documenti di Stato, contratti, relazioni internazionali. Ancora una volta, ad un parallelo diverso, si può vedere come la scrittura sia stata non solo arte ma anche vita pubblica, in un rapporto che caratterizza l’evoluzione umana in un continuo influenzarsi.

“L’Hanji è soprattutto conosciuta per il restauro di libri antichi grazie all’eccezionale capacità di durare oltre mille anni se conservata in modo appropriato -ha affermato Choong Suk Oh, direttore dell’Istituto Culturale Coreano- In Corea è però utilizzata in maniera molto versatile sia per la produzione di oggetti della quotidianità, ma anche in opere artistiche sia tradizionale che contemporanee ed è quest’ultimo aspetto che volevamo esplorare con l’Accademia di Belle Arti di Roma”.