Il cinquantesimo film di Woody Allen presenta una sintesi della sua poetica. Un’alta societa’ ricca ma infelice, avvolta dagli intrighi sui soldi. Una ricerca sul senso della vita che gli oggetti, il possesso della ricchezza non potranno dare.
La casualita’ del destino che decide e livella la vita di chiunque.

Potra’ ricordare Match point, film del 2005 del medesimo regista, a sua volta ricalcante lo schema di Crimini e misfatti del 1990.
La riflessione e’ simile: secondo quanto detto dal regista gia’ nel 1990, si narra di tematiche religiose: “l’universo è un posto senza Dio e, a meno che noi non ci costruiamo una nostra etica, non c’è nessuno che ci punisca”.
Inoltre, “discutere sul problema, universale, della tremenda adorazione per il successo”.

Ma in Un colpo di fortuna l’analisi delle tematiche parte dal meccanismo che lo schema perfetto viene invalidato dalla umana ricerca di qualcosa di nuovo, diverso, autentico.
Il regista ricorda al suo pubblico quell’innata volonta’ di muoversi, spostarsi, cambiare. E nasce dalla donna, non dall’uomo.
La raffinata tematica si riflette nell’eleganza di Parigi, di un cast prettamente francese, dove tutto il film diventa un grande discorso in merito a queste tematiche.
Dal 1990 sono passati 33 anni, in questo possiamo comprendere il motivo latente del regista di adeguare il discorso con l’avanzare del tempo e delle tecnologie.
Infatti, il colore espresso dall’uso del digitale esalta la citta’, la storia, risolvendo un dilemma cinematografico: come avrebbe diretto il film con le nuove tecnologie? Ora lo sappiamo, diventando un modello per il futuro.