Film per la regia di John Crowley e sceneggiatura di Mick Payne, entrambi con grande esperienza teatrale e cinematografica, hanno saputo dirigere i due attori principali attraverso un racconto dolorosamente attuale e addolcire una perdita in atto d’amore.
Anche Andrew Garfield (lo ricordiamo per l’interprete della saga di Spiderman ma anche per “Hacksaw Ridge”) e Florenze Pugh (“Lady Macbeth” ma anche “Piccole donne” che le è valsa la nomination agli Oscar) con le loro interpretazioni intense contribuiscono a creare una bella storia.
Tutto inizia per caso e cambia le vite di Almut una chef in ascesa, e Tobias appena uscito da una storia travagliata. S’innamorano ma dopo pochi anni nella loro unione entra un inquilino scomodo il “cancro” gli sconvolge ma loro decidono di combattere, decidono di avere un figlio, ma dalla malattia hanno solo una tregua: ”lei” puntualmente torna a chiedere il suo Tributo.
Quello che appare non è il solito “ racconto di una malattia” o la solita storia d’amore tragedia, pur avendo gli stessi ingredienti: la differenza è il modo di raccontarlo. Anzitutto la scelta del regista di narrare la vicenda non in maniera cronologica o sequenziale ma a step, le interruzioni tengono lo spettatore in sospeso, non c’è l’effetto sorpresa perché l’epilogo è noto sin dall’inizio ma è l’attesa: quale tassello del racconto verrà svelato?
Tre sono gli inizi narrativi il passato con l’inizio della storia d’amore, il centro o cuore con la decisione di essere genitori e il presente con la lotta contro la malattia. Tutto si muove e si alterna tra i tre fili narrativi e l’intensità interpretativa degli attori che sanno esaltare amore, rabbia, dolore, paura, frustrazione e tutte quelle emozioni che ciascuno potrebbe provare se si dovesse trovare a vivere una situazione dove la scelta del tuo tempo che ti rimane fa la differenza.