Borat, locandina, foto stampa

Borat, locandina, foto stampa

Borat Sagdiyev, nasce dalla star televisiva inglese Sacha Baron Cohen. Il film è prodotto da Jay Roach, famoso per aver diretto Austin Powers, e la regia è affidata a Larry Charles. E’ una specie di documentario filmato con la tecnica della macchina a spalla in modo da rendere ancora piu’ accentuato l’effetto realistico del viaggio-inchiesta commissionato dalla sua nazione verso un mondo del tutto nuovo e sconosciuto: l’America (con i suoi usi e costumi). Il protagonista veste i panni di un reporter kazako d’assalto, già conosciuto dal pubblico come Ali G, precedente personaggio di sua creazione ed interpretazione.

Borat è un personaggio assurdo, ed ingenuamente razzista.
Il film crea l’atmosfera per una risata continua, dovuta alla dissacrazione del bigottismo USA. Per ottenere questo effetto, si ricorre all’uso smodato dello humor ai limiti del Kitsch e di una volgarità fuori dalle righe ma proprio per questo comprensibile, accettabile e divertente. Humor unito alla comicità storica dello slapstick e delle candid camera.

Borat è, insomma, un modo per ridere senza pensarci, senza prendersi troppo sul serio.
I rapporti che intrattiene nella nuova terra sono basati su contatti fisici forzati, su ideali di razzismo e di misoginia ma interpretati con una naturalezza che si fa strada.
La morale vuole essere in qualche modo capovolta: le persone che gli stanno intorno in questa nuova realtà sembrano essere piu’ razziste di lui per i modi con cui lo trattano o , quasi sempre, non lo trattano.

Durante il suo viaggio Borat si innamora, guardando la tv, di Pamela Anderson, e farà di tutto per cercare di incontrarla… Borat è intelligentemente trash, si presta a diventare un cult nell’attesa del prossimo personaggio di sua creazione. E ancora: è demenziale, ironico, dissacrante, che non risparmia nessuno.
E’ uno di quei film che o lo si ama o lo si odia,senza vie di mezzo.